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Cos'è il disturbo da attacco di panico
Il disturbo da attacchi di panico si caratterizza da frequenti ed inaspettati momenti di panico e rientra nei disturbi d’ansia.
L’ansia è una risposta comune e normale a situazioni di pericolo, di stress, di preoccupazione e serve ad attivare il nostro sistema d’allarme. Un livello accettabile di ansia ci permette di essere reattivi a ciò che ci accade, di affrontare le attività quotidiane con il giusto grado di attenzione e di superare momenti di pericolo (ad esempio essere attenti durante la guida, essere carichi prima di un esame o un colloquio di lavoro, togliere la mano da una superficie bollente…).
Quando l’ansia raggiunge livello molto alti, invece, si può provare l’esperienza dell’attacco di panico che si manifesta come un’esplosione di ansia con dei sintomi fisici molto spiacevoli quali:
- vertigini
- senso di stordimento, testa leggera
- confusione
- mancanza di respiro
- annebbiamento della vista
- impressione di irrealtà (le cose attorno non sembrano reali)
- aumento del ritmo cardiaco
- intorpidimento e formicolii alle estremità
- mani fredde e sudate
- sudorazione eccessiva
- rigidità muscolare
- bocca secca o nodo alla gola
- nausea
- sensazione di costrizione, di peso e forti dolori al torace
- crampi muscolari in diverse parti del corpo
- perdita di conoscenza (svenimento)
- paura di perdere il controllo e impazzire
- terrore crescente: paura che qualcosa di terribile stia per succedere, per esempio, un infarto cardiaco, un’emorragia cerebrale o persino la morte.
L’attacco di panico ha una durata fisiologica di circa 10/15 minuti, tempo in cui l’ansia cresce fino al suo picco massimo e poi lentamente diminuisce. Le sensazioni fisiche provate in questo lasso di tempo sono talmente forti che indurre la persona a credere di avere un infarto, un ictus o addirittura di essere in procinto di morire.
Una volta terminato l’attacco rimane, in chi l’ha vissuto, una sensazione di spossatezza, di sfinimento e la forte paura che possa ritornare.
Per superare la paura di provare di nuovo quelle sensazioni spiacevoli spesso i soggetti cercano di evitare quelle situazioni che pensano possano provocare un nuovo attacco (comportamento di evitamento) o di affrontare le situazioni temute solo dopo aver preso delle precauzioni (comportamenti protettivi).
Si può parlare di Disturbo da attacco di panico quando gli episodi di panico sono ripetuti nel tempo, e sono seguiti (almeno per un mese) dalla forte preoccupazione che possano ripresentarsi o che possano portare delle conseguenze importanti sulla propria salute (es. cardiopatia, epilessia, pazzia, perdita di controllo sulla propria vita).
Secondo l’Organizzazione Mondiale della sanità soffre di questo disturbo, in Italia, circa il 3% della popolazione.
Possiamo quindi affermare che sia una patologia molto diffusa e fortemente invalidante che si presenta, in genere, con un decorso cronico, ma che in alcuni casi può manifestarsi con momenti di frequenti attacchi, alternati a periodi di assenza di questi ultimi.
Come si manifesta il disturbo di panico
L’origine dell’attacco di panico può essere una sensazione di paura o preoccupazione o per una situazione specifica (metropolitana, ascensore, supermercato, coda in autostrada…) o per sintomi fisici innocui a cui viene data un’attenzione eccessiva (accelerazione del battito cardiaco, crampi, fastidi alla pancia…) che il soggetto non comprende con chiarezza e che non sa come gestire. Questo smarrimento della persona porta ad avere pensieri catastrofici del tipo “sto per morire”, “ho un male incurabile”, “sto perdendo il controllo di me” che aumentano lo spavento alimentando l’ansia e facendole raggiungere, in pochi minuti, un livello molto alto, il panico.
“…ricordo molto bene il giorno in cui ho avuto il primo attacco di panico. L’esperienza è stata cruda e sconvolgente. Ricordo la paura, paura di tutto, di stare male, di non riuscire a riprendere il controllo, di stare per morire; il senso di disastro imminente, la mancanza del respiro, la contrazione dei muscoli, il cuore che batteva all’impazzata e soprattutto lo smarrimento, perché non sapevo cosa mi stesse accadendo così all’improvviso. Avere qualcuno vicino mi ha aiutato, al momento; mi hanno portato in un Pronto Soccorso, dove però tutte le visite di controllo, cardiologiche e neurologiche, hanno stabilito che la mia salute era perfetta...”
A seguito di questa esperienza si sviluppa molto spesso la cosiddetta “paura della paura”: i soggetti temono di riprovare quelle sensazioni spiacevoli causate dalla paura immotivata per situazioni o sensazioni fisiche; questo fa sì che si mettano in pratica dei comportamenti di evitamento quali:
- non prendere treno, aereo, metropolitana…
- non frequentare luoghi affollati
- non prendere l’ascensore
- non fare sforzi fisici
- non prendere l’autostrada
e comportamenti di protezione quali:
- uscire sempre accompagnati
- portare con sé le medicine
- controllare le vie d’uscita (porte, finestre…).
Evitamenti e protezioni possono essere messe in pratica anche in situazioni in cui non si è avuto concretamente un attacco di panico, ma si crede che possa succedere: non contano quindi solo le esperienze reali, ma anche quelle che si vivono nel pensiero e nell’immaginazione.
In questi casi, si parla di disturbo da Attacchi di panico con agorafobia, (dal greco paura “fobìa” della piazza del mercato “agorà”) che ad oggi significa la presenza della paura di trovarsi in luoghi da cui allontanarsi risulta difficile o comunque imbarazzante.
Gli attacchi di panico possono tuttavia presentarsi anche senza agorafobia, in questo caso il soggetto non metterà in pratica comportamenti di evitamento.
Come distinguere il disturbo da Attacchi di panico.
Gli attacchi di panico possono presentarsi in diversi disturbi, ciò che caratterizza il disturbo da attacchi di Panico è la frequenza e il fatto che la loro insorgenza è per lo più slegata da stimoli o situazioni specifiche, sono quindi inaspettati, infatti possono presentarsi anche durante il sonno.
Qual ora gli attacchi si presentino legati a situazioni specifiche si può parlare di altri disturbi d’ansia quali:
- Fobia specifica: l’attacco segue solo situazioni molto circoscritte e specifiche (animali, sangue, aghi, altezza…);
- Fobia sociale: l’attacco è provocato da situazioni in cui il soggetto teme di essere deriso o umiliato dagli altri;
- Disturbo post traumatico da stress: l’attacco è provocato da stimoli che ricordano l’evento traumatico (rapine, incidenti, violenze…)
Condizioni mediche specifiche e uso di sostanze stupefacenti possono a loro volta provocare attacchi di panico: anche in questo caso non si può parlare di disturbo da Attacchi di panico.
Disturbo: cosa lo causa e cosa provoca.
I fattori di rischio di questo disturbo sono:
- Stress fisico (es. eccessivo carico di lavoro, malattie organiche, scarso riposo…) e psicologico (es. perdita di persone care, cambio o perdita del lavoro, aumento di responsabilità, conflitti…) stress lavorativo, problemi finanziari, cambi di ruolo, conflitti interpersonali, malattie di familiari, lutti);
- Familiarità: avere parenti vicini che a loro volta soffrono o hanno sofferto di ansia aumenterebbe la probabilità di sviluppare lo stesso disturbo;
- Personalità: essere persone sensibili agli stimoli ansiogeni aumenta la possibilità di sviluppare un disturbo d’ansia.
Le conseguenze del disturbo da attacchi di panico possono essere particolarmente invalidanti:
- Difficoltà famigliari: insorgenza di tensioni e incomprensioni con i propri cari dovuti alle limitazioni che l’ansia pone al soggetto che ne soffre;
- Difficoltà sociali: la paura di stare male e di avere nuovi attacchi di panico può portare alla chiusura e il ritiro sociale;
- Difficoltà lavorative: l’ansia può portare ad accumulare giorni di malattia, difficoltà di raggiungere il posto di lavoro, difficoltà di accettare incarichi di maggior responsabilità, difficoltà nell’affrontare riunioni e momenti di confronto con superiori e colleghi.
Tutto questo porta ad una riduzione del senso di autoefficacia e di autostima e ad una qualità della vita inferiore alle possibilità del soggetto.
Se queste condizioni permangono per lungo tempo può anche svilupparsi una depressione secondaria e l’abuso di sostanze come tentativo di gestire la situazione.
Trattamento del disturbo.
Ad oggi le terapie d’elezione per il disturbo da attacco di panico sono la farmacoterapia (benzodiazepine ed antidepressivi di nuova generazione) e la terapia cognitivo comportamentale.
La terapia farmacologia aiuta, in tempi brevi, a ridurre l’intensità dei sintomi specifici del disturbo ma pare che non agisca sulle cause. Questo comporta una ricomparsa dei sintomi con l’interruzione dell’assunzione dei farmaci.
La psicoterapia è la strada migliore per eliminare alla radice il disturbo ma può capitare, soprattutto all’inizio, che l’intensità dei sintomi impedisca ai pazienti di seguire con efficacia il trattamento.
Per questi motivi spesso si consiglia al paziente una terapia combinata che includa farmacologia e psicoterapia.
Come si diceva, studi empirici hanno dimostrato che il trattamento psicoterapico cognitivo-comportamentale per il disturbo di panico sembra essere il più efficace.
Il trattamento si avvale delle seguenti procedure:
- Raccolta di informazioni sul disturbo sia sull’ esordio che sulle caratteristiche attuali;
- Formulazione di un contratto terapeutico, basato su obiettivi condivisi da paziente e terapeuta e i loro rispettivi compiti (es. compiti a casa per il paziente);
- Psicoeducazione sul disturbo, sull’insorgenza e il mantenimento dello stesso;
- Illustrazione e insegnamento di tecniche specifiche per la gestione dei sintomi ansiosi;
- Esposizione graduale alle situazioni temute con un programma ad hoc sul paziente;
- Riacquisizione della fiducia in se stessi;
- Individuazione e modificazione delle interpretazioni erronee sulla situazione e sul soggetto che portano all’attacco di panico;
- Prevenzione delle ricadute.
Il trattamento può essere applicato sia a terapia individuale che di gruppo.