La psicoterapia cognitivo-comportamentale
La psicoterapia cognitivo-comportamentale (detta CBT- Cognitive Behavioural Therapy) è considerata attualmente uno dei trattamenti più attendibili ed efficaci nel trattamento di attacchi di panico, ansia e depressione. In sintesi, si tratta di un approccio psicoterapeutico caratterizzato dai seguenti elementi:
Evidenza scientifica. In numerosi studi pubblicati in letteratura, è stata dimostrata l’efficacia del modello e delle tecniche cognitivo-comportamentali nella comprensione e nel trattamento dei disturbi d’ansia e di quelli depressivi, tanto che nelle linee guida dell’American Psychiatric Association, la CBT viene indicata come trattamento elettivo da offrire ai pazienti che soffrono dei suddetti disturbi.
Durata medio-breve. I sintomi generalmente si riducono in media dopo i primi 6 mesi di trattamento attraverso sedute settimanali, che, a seconda dei casi, si protraggono per ulteriori mesi, al fine di consolidare il miglioramento e prevenire le ricadute.
Collaborazione paziente-terapeuta. Al fine di comprendere e cercare di risolvere le varie problematiche, non vengono fornite interpretazioni a priori, ma terapeuta e paziente collaborano attivamente cercando di condividere e utilizzare le strategie più utili al raggiungimento degli obiettivi di cambiamento stabiliti insieme.
Focus sul presente. Nonostante vengano considerati gli eventi passati come esperienze che hanno facilitato l’insorgere dei disturbi, la psicoterapia tratta i problemi attuali del paziente, concentrandosi sulla riduzione dei sintomi (es: attacchi di panico o compulsione) attraverso un’attenta analisi e modificazione dei meccanismi che li mantengono.
Promozione di autoconsapevolezza e benessere. Quanto viene discusso e appreso nel corso della terapia ha come fine ultimo quello di rendere il paziente maggiormente consapevole del proprio funzionamento mentale così che, terminata la terapia, possa successivamente gestire in modo autonomo gli aspetti cognitivi- emotivi e comportamentali che generano la sofferenza nelle situazioni problematiche che si troverà ad affrontare.
Nel corso della terapia si cerca essenzialmente di riflettere e comprendere i legami che uniscono le cognizioni (pensieri ed immagini mentali), alle emozioni e ai comportamenti, aspetti che interagiscono tra loro, creando a volte circoli viziosi che mantengono la sofferenza e che “imprigionano” la persona all’interno di interpretazioni rigide e poco adatte ad affrontare le situazioni problematiche che ci accadono. Possono inoltre essere insegnate al paziente delle tecniche che lo aiutano a riconoscere e gestire in modo più efficace le emozioni che lo disturbano e che compromettono i suoi comportamenti nelle diverse sfere di vita (famiglia, lavoro, amici, tempo libero, etc). La terapia è efficace nel momento in cui il paziente acquisisce una maggior consapevolezza di sé e riesce a trasferire quanto discusso e appreso nel corso delle sedute alle situazioni di vita quotidiana; l’aiuto dello psicologo sarà allora sempre meno necessario poiché il paziente sarà diventato “terapeuta di se stesso”.
Evidenze scientifiche sull'efficacia della psicoterapia Cognitivo-Comportamentale
Link: line guida A.P.ALa terapia cognitivo comportamentale è considerata un trattamento di provata efficacia nel trattamento dei disturbi dell'umore e nella maggior parte dei disturbi ansiosi.
Vai all'articolo: efficacia degli interventi, profili professionali e qualità in salute mentale. Di P. MOROSINI, A. GIGANTESCO, F. MIRABELLA, A. PICARDI (Istituto Superiore di Sanità)
In questo articolo viene descritto nel dettaglio l'ultimo e più importante studio dell'American Psychological Association, che costituisce ad oggi il rifermiento più autorevole a livello internezionale per la classificazione degli interventi psicoterapeutici di provata o probabile efficacia (Roth e Fonagy, Fonagy et al., Carr , l'American Psychological Association e la pubblicazione "Clinical Evidence").
L'APA (American Psychological Association), nelle sue linee guida, indica la terapia cognitiva comportamentale quale trattamento di maggiore efficacia in quasi tutti i casi di disturbo ansioso o dell'umore.
LINEE-GUIDA DELL’AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION (APA)
Nella tabella di seguito sono indicati i singoli disturbi per i quali l’APA consiglia l’impiego della Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale (CBT), con relativo livello di raccomandazione. In particolare, vengono distinti tre livelli:
[I] trattamento raccomandato con solida fiducia clinica;
[II] trattamento raccomandato con moderata fiducia clinica;
[III] trattamento che può essere raccomandato sulla base delle circostanze individuali.
Disturbo |
Fonte |
Livello di raccomandazione per l’impiego della CBT |
Abuso di sostanze (nicotina, alcool, cocaina, oppiacei) |
Practice Guideline 2006 Guideline Watch 2007 |
I scelta associata ai farmaci |
Comportamenti Suicidari |
Practice Guideline 2003 |
II scelta (per pazienti con depressione maggiore) associata ai farmaci |
Depressione Maggiore |
Practice Guideline 2000 Guideline Watch 2005 |
I scelta con o senza associazione di farmaci |
Disturbi Alimentari |
Practice Guideline 2006 |
I scelta (per bulimia nervosa o disturbo da alimentazione incontrollata) II scelta (per adulti con anoressia nervosa che hanno ripreso peso) |
Disturbo Bipolare |
Practice Guideline 2002 Guideline Watch 2005 |
II scelta associata ai farmaci |
Disturbo Borderline di personalità |
Practice Guideline 2001 Guideline Watch 2005 |
II scelta associata ai farmaci |
Disturbo da stress acuto e Disturbo da stress post-traumatico |
Practice Guideline 2004 |
I scelta (per disturbo da stress post-traumatico) II scelta (per disturbo da stress acuto) con o senza associazione di farmaci |
Disturbo di Panico |
Practice Guideline 1998 Guideline Watch 2006 |
I scelta con o senza associazione di farmaci |
Disturbo Ossessivo Compulsivo |
Practice Guideline 2007 |
I scelta con o senza associazione di farmaci |
HIV/AIDS |
Guideline Watch 2006 |
II scelta associata ai farmaci |
Schizofrenia |
Practice Guideline 2004 |
II scelta (fase di stabilizzazione e fase stabile) associata ai farmaci |
[Fonte: http://www.sitcc.it/sitcc_magazine/magazine_sitcc_dettaglio.asp?id=21]
Riferimenti e articoli di rilevo:
Roth A, Fonagy P. What works for whom: a critical review of psychotherapy research. New York: Guilford Press 1997. Traduzione italiana a cura di Michele Tansella. Psicoterapia e prove di efficacia. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore 1998.
Fonagy P, Target M, Cottrell D, Phillips J, Kurtz Z. What works for whom? A critical review of treatments for children and adolescents. London: The Guilford Press 2002.
Carr A. What works for children and adolescents. London: Routledge 2000.
Chambless DL. Empirically supported psychological therapies. J Consult Clin Psychol 1998;66:3-167.
Clinical Evidence Mental Health: The international source of the best available evidence for mental health care.London: BMJ Publishing Group 2003.
Disturbo da attacchi di panico (Barlow et al., 1989; Klosko et al., 1990),
Fobia sociale (Heimberg et al., 1992),
Depressione (Dobson, 1989; Nietzel, Russel, Hemmings e Gretter, 1987; Robinson, Barman e Neimyer, 1990; DeRubeis et al., 2005) e le ricadute della depressione (Evans et al., 1992; Shea et al., 1992),
Disturbo post-traumatico da stress (Blanchard et al., 2004; Elhers e Clark, 2000),
Disturbi alimentari (Fairburn et al., 1991; Mitchell et al., 1990).
Michielin P. & Bettinardi O. (2004). Prove di efficacia e linee guida per i trattamenti psicologici e le psicoterapie. Link Rivista Scientifica di Psicologia, No. 05 giugno 2004, pp. 6-26.